mercoledì 27 maggio 2015

Le nostre Inchieste: E' POSSIBILE GUARIRE DALLA CELIACHIA?


E' POSSIBILE GUARIRE DALLA CELIACHIA?





La celiachia viene definita come come una allergia alimentare di tipo misto, in cui sono presenti degli aspetti da allergia immediata e altri da allergia ritardata (legata solo alla ripetizione dello stimolo per più giorni consecutivi).
In relazione alla diversa predominanza individuale di questi due aspetti la celiachia può essere affrontata con la eliminazione dalla dieta o invece con la rieducazione alla tolleranza attraverso l'impiego di basse dosi di glutine. Consentendo cioè la assunzione di frumento e di cibi con questo connessi.
Per anni la celiachia è stata definita una malattia in cui fosse obbligatoria la eliminazione a vita del glutine dalla propria alimentazione. Eppure negli ultimi anni non sono mancate indicazioni scientifiche contrarie a queste indicazioni. In particolare facciamo riferimento al fatto che la reazione all'antigene gliadinico è una reazione di tipo cellulare, non dipendente da una allergia immediata ma correlabile ad una graduazione di risposta.
Inoltre, a dispetto di quello che i celiaci credono e che le associazioni di celiaci cercano di fare credere, anche nei cibi per celiaci regolarmente etichettati e distribuiti in farmacia, il glutine è presente con una tolleranza di almeno 5 parti per milione, cioè una quantità di 5 mg per kg di cibo. Si tratta di un quantitativo notevole, e le persone dovrebbero sapere che stanno comunque mangiando un po' di glutine durante le loro dieta di eliminazione, senza per questo avere problemi particolari.
E il lavoro fatto da Patriarca e Gasbarrini a Roma per documentare la guarigione di una celiachia attraverso la utilizzazione di basse dosi di glutine introdotte nella dieta deve fare riflettere tutti.
La loro ricerca, pubblicata sull'International Journal of Immunopathology and Pharmacology (Patriarca G, et al. Int J Immunopathol Pharmacol 2005 Oct-Dec;18(4):709-14) si è basata sullareintroduzione progressiva e graduale del glutine, nel volgere di 6 mesi, in una donna celiaca posta da 10 anni a dieta di eliminazione. La graduale reintroduzione, sistmaticamente monitorizzata, ha portato alla ripresa di una alimentazione del tutto normale senza alcun danno evidenziabile in alcun settore.
La strada per il recupero della tolleranza, anche nei celiaci, è aperta, e solo l'ostracismo ascientifico più bieco può cercare di bloccarla.
E' però necessario ricordare che esistono almeno tre casi diversi, ognuno dei quali ha una sua precisa frequenza e una sua ben definita modalità di comparsa:

  1. La forma di celiachia classica, importante, grave, ad esordio acuto nell'infanzia, ben riconoscibile e che deve essere trattata con la eliminazione del glutine per tutta la vita. In questo caso, almeno fino ad oggi, non sono state inventate soluzioni alternative.

2) Una forma transitoria di celiachia, che si sviluppa soprattutto in soggetti con predisposizione allergica, che mangiano frumento e glutine in modo quasi esclusivo senza concedersi alcuna varietà alimentare. Queste forme esordiscono in genere in modo più subdolo, e lo studio delle ipersensibilità alimentari porta ad una importante possibilità di controllo. Nella nostra esperienza, queste persone riescono spesso a riprendere, sotto stretto controllo medico, l'uso della farina e del glutine in un solo giorno della settimana (talvolta si riesce ad arrivare a 2-3 giorni di libertà nella settimana), ma applicando un rigoroso controllo dietetico negli altri. Lavori di Patriarca e Gasbarini recenti hanno testimoniato la possibilità di riportare anche Lavori di Patriarca e Gasbarrini recenti hanno testimoniato la possibilità di riportare anche celiaci gravi ad una alimentazione normale.

3) Una forma di celiachia iniziale, soprattutto dell'adulto, che si presenta quasi sempre in persone che fanno dal punto di vista alimentare un uso e un abuso sistematico del glutine, e che sono in realtà delle forme in cui va riprecisata la diagnosi con una adeguata valutazione medica e allergologica. Talvolta si tratta di fenomeni in cui un breve periodo di dieta riesce a ripristinare l'equilibrio. Sovente si tratta di persone che non hanno alcuno stimolo generale al recupero di tolleranza immunologica, che non mangiano frutta e verdura e variano pochissimo la loro alimentazione.
Spesso accade che i soggetti delle due ultime categorie arrivino ad una diagnosi di celiachia quando le condizioni di salute sono ottime, solo perché alcuni esami sono risultati “mossi”, e la biopsia intestinale, lungi dall'essere fortemente alterata risulta semplicemente “compatibile” con una forma di ipersensibilità al glutine senza esserne indicativa in modo assoluto. In questi casi si hanno delle possibilità di remissione molto elevate.
La gestione della celiachia non deve mai portare però a generare false speranze. In tutti i casi che trattiamo partiamo dal concetto che si vuole capire se l'organismo ha davvero esaurito la possibilità di recupero autonomo o no, ma dando sempre per scontato che la persona con una diagnosi di celiachia rientra nella categoria 1) segnalata sopra, fino a prova certa del contrario.
Sarebbe infatti troppo duro vagheggiare la possibilità di una ripresa di una nutrizione più varia a persone che in realtà poi devono riprendere una alimentazione del tutto priva di glutine sempre. In genere però questo aspetto di “prova” è rifiutato dai gastroenterologi tradizionali, che si fermano alla diagnosi e alle terapie classicamente utilizzate, senza porsi il problema di un possibile disordine immunologico riparabile alla base della stessa. 
La costante e continua verifica sul campo dei possibili cambiamenti immunologici presenti in persone ritenute celiache ci sprona a proseguire in questa direzione di rispetto dell'uomo e non di paura della malattia. 

Fonte: Casa del bio

Nessun commento:

Posta un commento