martedì 22 luglio 2014

La celiachia aumenta di 5 volte...

La celiachia aumenta di 5 volte 

Titolo sicuramente allarmante ma …… niente di nuovo sul fronte occidentale, parafrasando con il titolo del romanzo autobiografico di Remarque!
Musicalmente si sa: ogni estate ha il suo tormentone ma nella scienza dovrebbe essere un po’ diverso e invece no! Ecco allora che puntuale come non mai, arriva l’articolo sulla celiachia che denuncia … no, tranquilli nulla di nuovo. Vediamo!
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La frequenza -che ad onor del vero si chiama incidenza- è pari all’1% della popolazione generale.
Percentuale nota ormai da tempo ….
Il numero dei casi è in aumento tra i bambini e ancora tanti celiaci rimangono senza diagnosi.
Anche questo è ben noto….
Si torna a parlare dell’utilità di screening per abbattere il ben noto rapporto di 1 su 3 casi diagnosticati su casi non diagnosticati.
Ci si interroga sulle possibili cause dell’aumento dei casi portando come risposte la dieta ed i fattori ambientali.
Anche questo già noto….
L’articolo questa volta è stato pubblicato su J Pediatric Gastroenterology and Nutrition ma allora cosa porta di nuovo?
Quasi nulla….
La geografia della distribuzione della malattia.
Partita sappiamo dall’Europa ed dall’America oggi si diagnosticano casi anche nella parte orientale, in Nord Africa fino in Medio Oriente. Nell’area Asia-Pacifico l’epidemiologia è ancora confinata nella cosiddetta ”cintura celiaca”, cioè l’area settentrionale dell’India. (2)
L’introduzione del glutine. Sembra che se introdotto dai 4 mesi di vita, in piccole quantità possa proteggere dall’insorgenza della celiachia.
Dunque nessun allarme, nessuna novità strabiliante quanto piuttosto conferme e ancora punti interrogativi attivi su argomenti di grande interesse quali l’importanza di uno screening, le vere cause dell’aumento dei casi (fattori ambinetali quali?) e l’efficacia dell’introduzione del glutine precocemente o no.
Speriamo presto di leggere qualcosa di nuovo a tal proposito!
FONTE: Notonlyglutenfree.org

mercoledì 16 luglio 2014

Presto vaccino anti-celiachia

Presto vaccino anti-celiachia




Al Congresso internazionale organizzato dall'Associazione italiana celiachia (Aic), è stato annunciato che per la prima volta al mondo sarà testato su 12 pazienti un vaccino ideato per curare una malattia autoimmune. Riprogrammando il sistema immunitario promette di far guarire dalla celiachia. Entro fine anno saranno avviati a Melbourne, in Australia, i test clinici del siero sull'uomo. Una speranza concreta per i tanti pazienti che soffrono di questa malattia: soltanto in Italia. 

SONO oltre 75.000 persone, ma si stima che oltre mezzo milione di italiani non sappiano di essere celiacI

Costretti a una dieta rigorosa, i celiaci devono mettere al bando pasta, pane, biscotti ma anche le salse e tutto ciò che può essere contaminato dalla farina, come la frittura. I sintomi (vomito, diarrea, perdita di peso) nascondono difetti di digestione e assorbimento intestinale degli alimenti e Sensibilità al glutine indipendente dalla celiachia alimenti e provocano di conseguenza gravi complicanze: dall'osteoporosi, all'aborto spontaneo, al temuto linfoma intestinale. 
Il vaccino curativo è rivoluzionario: è infatti in grado di riprogrammare il sistema immunitario per indurlo a tollerare il glutine. Nei pazienti celiaci i frammenti di glutine non digerito passano nell'organismo attraverso l'intestino, che ha una permeabilità alterata e non riesce a svolgere normalmente la sua funzione di barriera. Il sistema immunitario, spiegano gli specialisti riuniti a Genova, percepisce il glutine in circolo come un elemento estraneo e, anziché eliminarlo, scatena una risposta alterata, che si rivolta anche contro l'organismo dello stesso paziente. Secondo i ricercatori la soluzione potrebbe consistere nel non esporre al glutine durante il primo anno di vita i bambini potenzialmente a rischio di celiachia, ad esempio perché figli di genitori celiaci. 
Il progetto italo-americano Celiprev (Rischio di malattia celiaca ed età di introduzione del glutine) è attivo dal 2004, ed è coordinato da Carlo Catassi, docente di pediatria all'Università Politecnica delle Marche e co-direttore del Centro di Ricerca sulla Celiachia dell'Università del Maryland (Usa). La sperimentazione, tuttora in corso, ha coinvolto fino a oggi 900 bimbi divisi in due gruppi.Nella dieta del primo gruppo il glutine è stato introdotto a 6 mesi, nel secondo a 12 mesi. Obiettivo, definire il ruolo del momento di assunzione della sostanza nel manifestarsi della celiachia. I risultati rivelano che i piccoli esposti al glutine a 12 mesi hanno un rischio di sviluppare la malattia 4 volte inferiore rispetto ai bimbi che l'hanno cominciato a mangiare a 6 mesi.
"Finora i piccoli sono stati seguiti per 5 anni: dovremo aspettare ancora per sapere se questo ottimo risultato si mantiene nel tempo. Ma ci sono buoni motivi per sperare che la celiachia si possa prevenire anche così in molti casi", conclude Catassi.

FONTE: ItaliaSalute.it


mercoledì 2 luglio 2014

Scoperto il glutine "amichevole", speranza per i celiaci

Scoperto il glutine "amichevole", speranza per i celiaci

Il nuovo metodo, individuato da un gruppo di ricercatori dell'Università dei Foggia, modifica proteine frumento per non scatenare allergie

FOGGIA - Si è aperta una nuova speranza per migliorare la qualità della vita dei celiaci: un gruppo di ricercatori dell'università di Foggia ha messo a punto un metodo scientifico innovativo che consente di modificare le proteine del glutine nel frumento in modo che non scatenino la reazione di intolleranza nelle persone affette da celiachia. In questo modo, secondo quanto riferisce l'Università, gli alimenti oggi categoricamente vietati ai celiaci saranno di fatto commestibili.

La scoperta, già brevettata in Italia e all'estero, è frutto della ricerca dei professori Aldo Di Luccia e Carmen Lamacchia coadiuvati dalla ricercatrice del Cnr Carmela Gianfrani. Il metodo consente di ottenere Gluten Friendly (glutine amichevole), ovvero glutine non più dannoso per il celiaco per tutte quelle farine destinate alla preparazione di pasta e prodotti da forno comunemente ottenuti dal frumento. Il metodo utilizzato induce nelle proteine del glutine cambiamenti tali da interrompere la catena di combinazioni chimiche che, innescate dopo l'ingerimento di determinati alimenti che contengono appunto il glutine, causano la cosiddetta intolleranza.

La novità, rispetto ai metodi sinora utilizzati - spiegano i ricercatori - è che i cambiamenti a cui sono state sottoposte le proteine del glutine non sono opera di enzimi microbici ma frutto di un trattamento chimico-fisico (acqua e microonde per pochi secondi) applicato sulla granella (seme) prima della molitura. "La granella di frumento - precisa l'Università - rappresenterebbe il cuore della soluzione al problema della celiachia in quanto, nel seme di frumento, il glutine non è ancora formato e le sue proteine sono depositate in piccole 'cellette' che consentirebbero, in presenza di acqua ed elevate temperature, i cambiamenti necessari per produrre il Gluten Friendly".

Questo trattamento, spiegano i ricercatori, "non influenza negativamente le proprietà tecnologiche delle farine che formano l'impasto, permettendo, quindi, la preparazione di prodotti assimilabili per gusto ed aspetto a quelli comunemente utilizzati nell'alimentazione Mediterranea e destinati non solo alla fascia di popolazione affetta da intolleranza al glutine ma anche a tutta la restante popolazione".

"Potremmo essere di fronte a una scoperta scientifica di valore assoluto - ha detto il Rettore dell'Università di Foggia, Maurizio Ricci - che abbiamo tenuto sotto traccia per diversi mesi, per evidenti ragioni di cautela, ma che dopo le prove e le sperimentazioni scientifiche dei vari protocolli abbiamo deciso di mostrare all'opinione pubblica". L'Università di Foggia ha già avviato contatti per la commercializzazione del brevetto anche a livello internazionale.
Fonte: Repubblica.it