mercoledì 3 febbraio 2016

Lettera di una Celiamamma...


LETTERA DI UNA CELIMAMMA"

Storia di una mamma di due bimbi celiaci, non celiaca



In una estate che aveva tutto per essere una splendida estate mi accorsi che  negli occhi della mia bimba di due anni, quella splendida luce che li aveva fatti brillare sino ad allora, non c’era più. Le giornate cominciavano  ad allungarsi  ma per me erano ancora più lunghe.
La mia piccola bambina trascorreva tutto il giorno sdraiata sul divano, era sempre stanca, mangiava pochissimo e se la portavo al parco giochi trascorreva tutto il tempo tra le mie braccia ad osservare gli altri bimbi che giocavano. Mi cominciai a convincere che fosse una bambina poco socievole, chiusa e molto timida, cominciai ad incitarla a giocare ma lei era sempre più scontrosa e nervosa. Piano piano cominciò a calare anche il suo peso kg 13,12,11…… Allora ne parlai con la mia pediatra che mi consigliò di non forzarla con il cibo e di lasciar passare un po’ di tempo “mangerà signora, mangerà non si preoccupi”.
 L’estate finì e cominciò l’inverno ma la situazione non migliorava, anzi. La bambina cominciò ad avere dolori allo stomaco, poi crampi agli arti e poi….e poi  conati di vomito durante tutta la giornata.
 Fu allora che io e mio marito cominciammo la via crucis dei pediatri ma NESSUNO si preoccupava più di tanto e nessuno mi dava una soluzione ai tanti problemi di mia figlia.
Sentivo che c’era qualcosa di serio, qualcosa che non andava, sentivo che piano piano stavo perdendo mia figlia; e si la natura umana è strana nel mio cuore sapevo che mia figlia era malata che si stava piano piano spegnendo, ma non sapevo a causa di cosa.
 Fu così che dopo aver trascorso l’ennesima nottata a massaggiare la bambina affinché non le venissero i crampi ai muscoli, presi il mio pc e tramite internet cominciai a cercare altri casi simili a quello della mia bambina e tutto conduceva ad una sola parola: CELIACHIA. Mi imbattei in una foto di un bambino celiaco con forti segni di malassorbimento e li ebbi la conferma: arti scheletrici, muscoli inesistenti, pancino globoso… era la perfetta copia di mia figlia!
Ricominciò così la via crucis dei pediatri ma tutti escludevano che si potesse trattare  di celiachia perché in famiglia non c’erano mai stati altri casi simili; chiedemmo comunque di fare un SEMPLICE prelievo di sangue per  fugare ogni dubbio.
Dopo un lungo mese e mezzo arrivò il referto che mi confermava che si trattava di celiachia.
Piansi piansi tantissimo un po’ per gioia, finalmente avevo una diagnosi, ma tanto per paura tristezza e angoscia per quella che sarebbe stata la vita di mia figlia. In pochi attimi vidi un film: compleanni di compagni di scuola, gite, viaggi, cene….. tutto rigorosamente senza glutine!!! Ero ignara di tutto quello che potesse comportare la celiachia sapevo però che non sarebbe stato facile!
Dopo la visita dal gastroenterologo e tutti gli esami necessari, cominciammo la dieta. Benedetta dieta! Fu un miracolo, dopo appena due settimane di alimenti senza glutine mia figlia TORNAVA A VIVERE.
La gioia era finalmente tornata nella nostra casa, SI MA PER POCO!
Dopo esserci sottoposti tutti a screening anche i risultati degli esami dell’altro mio figlio di 15 anni parlavano di CELIACHIA, in questo caso asintomatica. Cosi ci consigliarono di effettuare la biopsia intestinale per avere la conferma della “malattia”, conferma che non tardò ad arrivare.
A differenza dell’altra mia bambina che aveva appena 3 anni, adesso  mi trovavo difronte ad un adolescente di 15 anni che non aveva sintomi o problemi evidenti ed al quale dovevo dire di cambiare totalmente le sue abitudini alimentari.
Non è stato facile ma mio figlio è stato più forte e maturo di me ha capito la gravità della cosa e dopo un breve periodo di sconforto iniziale si è adattato benissimo al nuovo tipo di alimentazione.
Io invece ancora forse in fondo non accetto tutta questa situazione DIFFICILE, si sono consapevole che c’è di peggio in giro, ma ad una mamma fa male sapere di aver trasmesso geneticamente una malattia ad un figlio e di non averla sviluppata in prima persona. Fa male vedere le facce dei genitori degli amichetti che ti guardano impietositi quando alle feste devi spiegare che i tuoi figli non possono toccare nulla del buffet ma devono mangiare i loro alimenti rigorosamente portati da casa. Fa male dover lottare con professori e presidi affinché tengano conto delle necessità di tuo figlio nell’organizzare le gite scolastiche. Fa male vedere tuo figlio rientrare a casa mentre gli altri amici sono a cena in una pizzeria perché purtroppo vivi in un paesino dove non ci sono strutture e locali attrezzati. Ma soprattutto fa male aver vissuto nell’angoscia per più di un anno e nel terrore di perdere tua figlia a causa dell’inesperienza di medici pediatrici che non riconoscono i sintomi della celiachia.
E’ proprio per tutti questi “FA MALE”  che ho scritto questo articolo  affinché  condividendo tutti insieme le nostre esperienze e unendo consigli, informazioni utili, idee e progetti  possiamo rendere più FACILE LA VITA DEI NOSTRI FIGLI, LA VITA DEI CELIACI.
Scrivi qui anche tu la tua esperienza e i tuoi suggerimenti o semplicemente scrivi un argomento una curiosità che vorresti fosse approfondito, nessuno può capirti meglio di chi c’è già passato e di chi c’è dentro!


AUTORE

Celiamamma  


martedì 2 febbraio 2016

Alimentazione: ma quale celiachia… Chiamatela Roundup


Alimentazione:
ma quale celiachia… 
Chiamatela
Roundup


Sono almeno 12 mila anni che l’umanità mediterranea si nutre di frumento, senza problemi. E di colpo, ecco sorgere la “intolleranza al glutine”, con relativo ipersviluppo degli affari relativi a questa “malattia”: paste senza glutine a 5 volte il prezzo delle normali, prodotti bio dove l’etichetta dichiara “senza glutine” (gluten free o il simbolo della spiga barrata), cibi spesso a carico del servizio sanitario nazionale…
Il glutine è un veleno? Si deve sospettare del grano geneticamente modificato?
Per una volta sembrerebbe di no. Anche se c’entra il Roundup, il diserbante della Monsanto, specificamente concepito dalla multinazionale per essere usato in abbondanza coi suoi semi geneticamente modificati (modificati appunto per resistere al diserbante, che uccide tutte le erbacce).
Come ha scoperto la dottoressa Stephanie Seneff, ricercatrice senior al Massachusetts Institute of Technology (MIT), da una quindicina d’anni gli agricoltori americani, nelle loro vastissime estensioni, hanno preso l’abitudine di irrorare le stesse con il Roundup immediatamente prima della mietitura.
In questo caso, si approfitta della qualità disseccante del prodotto, con il suo agente attivo, il glifosato (o glifosate). Si è scoperto che, spargendo tonnellate di glifosato, la resa per ettaro aumenta. Perché? Perchè, prova a spiegare la Seneff, “le brattee protettive si frantumano, la spiga muore, e con l’ultimo sospiro, rilascia i chicchi” che altrimenti resterebbero attaccati nei resti della spiga ancora umida. L’aumento di resa non è enorme, ma è importante per i coltivatori stra-indebitati con le banche. Inoltre, il disseccamento facilita la battitura condotta coi giganteschi macchinari industriali (spesso affittati, quindi se li si può usare per meno giorni, si risparmia) e consente di anticipare l’operazione di mietitura. “Un campo di grano matura di solito in modo ineguale; una irrorata di Roundup consente di disseccare ugualmente le zone ancor verdi e quelle già gialle, e procedere alla mietitura nello stesso tempo”, ha spiegato un coltivatore di nome Keith Lewis.
E’ dunque l’estrema manifestazione della industrializzazione totale dell’agricoltura americana, nel quadro della violenza generale sulla natura (è stata praticamente abolita la rotazione agricola, si coltivano sempre le stesse colture da denaro sullo stesso campo, compensando l’impoverimento del terreno con tonnellate di fertilizzanti chimici), hubris1che resterà sempre come lo stigma dell’americanismo quando avrà condotto all’estinzione di questa civiltà. Lo stesso ministero americano dell’agricoltura ha reso noto che, dal 2012, il 99% del grano duro, il 97% del frumento primaverile, e il 61 % di quello invernale subiscono il trattamento al glifosato: il che costituisce un aumento dell’88% per il grano duro, e del 91% per il primaverile rispetto a quanto si faceva nel 1998.

Piccolo particolare, l’industria della birra non accetta l’orzo da trasformare in malto, se questo è irrorato di Roundup; i piselli e le lenticchie, se irrorate, non hanno parimenti mercato. Invece il grano si può vendere, e darlo da mangiare agli esseri umani, oltre che agli animali allevati per la carne ed il latte.
Sul fatto che esista una relazione diretta fra il consumo di grano così trattato e la misteriosa “intolleranza al glutine” non vi è dubbio. E’ stato comprovato da uno studio della dottoressa Seneff e del suo collega Anthony Samsel, pubblicato già nel 2013 sulla rivista “Interdisciplinary Toxicology”.
Chi è interessato può trovare i particolari (molto allarmanti) dell’interferenza patologica del glifosato nei processi di malassorbimento intestinale dei minerali, nell’inibizione dei citocromi, nella distruzione dei bio-batteri intestinali e persino nella sintesi della serotonina, senza dire che la celiachia quadruplica il rischio di cancro.
http://responsibletechnology.org/media/Glyphosate_II_Samsel-Seneff%281%29.pdf
A noi profani basterà vedere la tabella allegata, del tutto eloquente.
Ora, è noto che quando in Sicilia il frumento è vicino al raccolto, arrivano nei nostri porti navi granarie delle sei “sorelle”, le multinazionali oligopoliste globali del grani, con i loro carichi: a prezzi stracciati. E’ grano americano, canadese, australiano – probabilmente conservato per più stagioni in quelle navi, dove controlli occasionali hanno rivelato grumi di muffa. Il mistero è come mai queste navi non vengano sistematicamente sottoposte ai controlli dei NAS e della Finanza, per procedere al sequestro e alla distruzione delle granaglie tossiche o muffite. Ciò farebbe bene alla salute dei celiaci e punirebbe il trasparente dumping che danneggia i nostri produttori.
Il video-giornalista francese di origine portoghese Paul Moreira ha completato un reportage esplosivo sulle coltivazioni Ogm (e il conseguente spargimento dell’erbicida Roundup) nelle pianure argentine, dove ormai le coltivazioni di soia e mais sono tutte geneticamente modificate.
Mi ha messo sull’avviso – racconta – un lancio della Associated Press che segnalava che un numero crescente di bambini nelle zone agricole argentine nasceva malformato. Sul posto, telecamera a spalla, ho trovato cose indicibili. Si continua a ripetere che la cultura estensiva di OGM non presenta rischi per gli uomini? Ma non si dice che il Roundup e simili erbicidi sono sempre meno efficaci, e quindi gli agricoltori ne raddoppiano, o triplicano, la disseminazione per continuare a produrre le stesse quantità di mais e soia. Le sostanze restano durevolmente nelle falde freatiche”.
In un villaggio di venticinque case, nel mezzo della pampa, ho visto cinque casi di bambini deformi e malati. Non ho avuto il coraggio di mostrarli tutti, ho ripreso le immagini della bambina relativamente più bella che abbraccia la mamma. In queste famiglie nascondono i loro bambini, se ne vergognano come fosse colpa loro. Le autorità hanno cercato di dire che si tratta dei frutti di unioni fra consanguinei, poi hanno ammesso – davanti alla mia telecamera – la vera causa.
Il giornalista ha prodotto il documentario Bientôt dans votre assiettede gré ou de force, (presto nei vostri piatti, che lo vogliate o no) visibile su youtube.
Anche la dottoressa Seneff ha segnalato l’abnorme comparsa di neonati malformati nello stato di Washington , 20 casi negli ultimi tre anni. “Hanno cercato le cause, hanno pensato a tutto, tranne al glifosato. Non ci hanno pensato, ritenendolo innocuo. Ma ne gettano a tonnellate, e finisce nei corsi d’acqua. Ci sono studi pubblicati che il glifosato causa l’anencefalia nelle rane (le rane nascono senza cervello, ndr.): c’è una chiara connessione, e io ho anche appurato il motivo. Il glifosato blocca la degradazione naturale dell’acido retinoico, che si accumula nel feto ed è notoriamente la causa dell’anencefalia. … inoltre interrompe gli enzimi citocromo p450, che si accumulano nel fegato… è l’enzima che decompone l’acido retinoico”.
La speranza, conclude la dottoressa, “viene da Cina e Russia. La Russia ha preso una posizione fortissima contro gli Ogm. Putin ha detto: mangiate pure i vostri Ogm, noi non li vogliamo. E vengo adesso da una conferenza a Pechino organizzata dal professor Gu: ha raccolto tutti gli scienziati che hanno compiuto studi su Ogm e Roundup, ed hanno suonato l’allarme; Don Huber, Mae-Wan Ho, Jeffrey Smith, Judy Carman dall’Australia….i cinesi hanno visto che, in rapporto diretto con l’aumento della importazione di soia ogm al Roundup, sono cresciuti infertilità, autismo, morbo di parkinson. I cinesi possono fare la differenza, se cominciano a rifiutare le importazioni”.
L’ottima articolo scritto dal grande giornalista Maurizio Blondet (www.maurizioblondet.it) va integrato e completato con altre informazioni.
Il Roundup della Monsanto non è imputato solo nell’eziologia della celiachia ma sembra giocare un ruolo centrale anche nel cancro, nell’autismo (vedere grafico), nel morbo di Parkinson, e in varie patologie gravi che colpiscono reni, intestino e tiroide.
Tornando alla celiachia, secondo il professor Luigi Pecchiai, storico fondatore dell’Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano per tale morbo sussiste una possibile correlazione di causa-effetto: “E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto cosicché facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente il frumento è stato per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica.
E’ evidente la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine”.Cosa che sta diventando una triste realtà…
L’attuale grano da parecchi decenni infatti viene irradiato con il Cobalto-60, per renderlo geneticamente più produttivo e ricco di glutine2. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il 70% del grano duro prodotto in Italia viene irradiato con neutroni veloci, raggi gamma e raggi X al fine di aumentare la dimensione dei chicchi e potenziarne la resistenza alla cottura.
Torna alla mente il famoso grano Creso. Nel 1974 viene iscritto nel Registro varietale del Grano duro. Questo grano è stato letteralmente inventato e sviluppato presso il centro di studi nucleari della Casaccia. Nel lavoro, come ricordava nel 2000 su Le Scienze il fisico Tullio Regge, si sottolineava l’efficacia della mutagenesi e l’introduzione di nuovo germoplasma e di ibridazioni interspecifiche.
Se l’attuale epidemia di celiachia che sta investendo come un treno adulti, bambini e perfino sempre più neonati fosse un connubio tra la tossicità del diserbante (e all’occorrenza disseccante) della Monsanto e decenni di ripetuti e folli interventi sulle varietà di grano che stanno alla base della maggior parte del cibo prodotto? Interventi assolutamente innaturali che hanno portato alla modifica della struttura molecolare del glutine, rendendolo indigeribile per non dire tossico…
Per fortuna tutto il male non vien per nuocere e infatti grazie anche all’attuale situazione, vi è un ritorno e una riscoperta di sempre più numerosi “grani antichi”, i grani che non sono stati ancora “perfezionati e migliorati” dall’uomo in camice bianco, il cui glutine – guarda caso – non crea alcun problema di salute.

 FONTE : .effervescienza.com

martedì 27 ottobre 2015

Le nostre ricette: BISCOTTINI DI HALLOWEEN GLUTEN FREE


BISCOTTINI DI HALLOWEEN
GLUTEN  FREE

biscotti sono sempre un ottimo snack da preparare in casa, fragranti e profumati quando escono dal forno meritano un’attenzione particolare per la preparazione della pasta, che deve riposare una quarantina di minuti in frigo prima di poter essere stesa.

Ingredienti

  • Farina senza glutine per dolci: 350 gr
  • uova:1
  • zucchero a velo:250 gr
  • limone:1 (la scorza)
  • fecola di patate: 150 gr
  • burro: 250 gr
  • lievito vanigliato: 1 cucchiaino

Ricetta e preparazione

Per la preparazione di questi dolci di Halloween senza glutine è possibile prendere diversi stampini, a forma di fantasmini o di classiche zucche, ed è consigliato preparare tutto a mano, senza planetarie o mixer.
  1. Su una spianatoia ben pulita setacciare la farina, aggiungendo lo zucchero a velo e il cucchiaino di lievito. Fare un incavo con la mano e aggiungere il burro a pezzetti, cominciando a lavorare il tutto con le mani. Aggiungere quindi ‘uovo e la scorza del limone grattugiata finemente, lavorando il tutto sino a ottenere un impasto di consistenza compatta, ma non dura.
  2. Una volta pronto l’impasto formare una palla, che andrà messa a riposare in frigorifero coperta da pellicola trasparente, per almeno 40 minuti. Una volta trascorso il tempo necessario, prendere la pastafrolla e stenderla con un matterello, in modo da assottigliare la sfoglia sino a un centimetro e mezzo di spessore.
  3. Una volta assottigliata la pastasfoglia, scegliere le formine che si preferiscono e ricavarne diverse forme dei biscottini, riponendoli distanziati su una leccarda con carta da forno. Una volta pronte tutte le formine infornare per circa 12 minuti a 180° in forno preriscaldato, quindi una volta cotti lasciarli raffreddare e spolverizzare di zucchero a velo.

Consigli

biscottini di Halloween senza glutine si prestano anche a una farcitura interna con mostarde, marmellate o con golose creme al cioccolato, e possono essere personalizzati con un pochino di fantasia.
BUON APPETITO....

lunedì 5 ottobre 2015

Video esplicativo: Qual'è il grosso problema con il glutine?



Video esplicativo:
Qual'è il grosso problema con il glutine?




FONTE:  TED-Ed 

giovedì 1 ottobre 2015

LE NOSTRE RICETTE: BRIOCHES SENZA GLUTINE




BRIOCHES

SENZA GLUTINE




Per chi ama una colazione ricca.. queste brioche senza glutine sono senza dubbio la soluzione per i golosi !!!!

Ingredienti

Istruzioni

Per il polisch 
  • Sciogliere il lievito nell acqua e miscelare nella farina evitando grumi. Far lievitare 8 ore.

Per le brioches
  • Mescolare la farina, lo xantano, lo zucchero, la fecola, il latte in polvere nella planetaria o in un contenitore.
  • Mettere in un pentolino sul fuoco latte e burro, non deve bollire, solo sciogliersi il burro con il latte a stessa temperatura.Iniziate a mescolate con il gancio ad uncino, o le fruste per chi non ha un impastatrice, le farine e il liquido caldo a filo. Unire le uova una alla volta.
  • Mettere gli aromi( limone, bacca di vaniglia, rum).
  • Per ultimo il polish, mescolate almeno per 5 minuti.
  • Stendere l'impasto su una spianatoia di legno. Spruzzatelo con la farina e lavorare l'impasto con il matterello. Fate le forme a triangolo con i lati lunghi e ruotare la base fino al vertice formando il classico forma dei  cornetti, lievitare sul testo da infornare per 5 ore
  • Spennellare con panna e tuorlo mescolati.
  • Forno caldo 160° con dentro il classico pentolino con dell'acqua per 30 minuti circa.
 
Lo xantano si trova in negozi specializzati, o online, o si ordina in farmacia, lo si può sostituire, in questo caso, col guar.
Il latte in polvere si trova in supermercati, in negozi per pasticcerie, online, o va bene anche quello per bambini fino a 1 anno, in alternativa si può sostituire con panna liquida, ma non avrà lo stessa morbidezza più a lungo. 
Il rum serve per aromatizzare, l'alcol, una volta cotto, sparisce.
BUON APPETITO ! ! ! 

FONTE: http://www.cucinandosenzaglutine.it/



martedì 22 settembre 2015

Finalmente: messa a punto la PILLOLA per trasgredire senza rischi


Celiachia, messa a punto la PILLOLA per trasgredire senza rischi




Una pillola per consentire alle persone che soffrono di celiachia di 'trasgredire' alla dieta 'gluten free' senza rischi. A metterla a punto, in dieci anni di studi, il ricercatore Hoon Sunwoo, docente di scienze farmaceutiche dell'Università canadese di Alberta, convinto che il prodotto, in fase avanzata di sperimentazione, possa presto essere commercializzato. Non si tratta di un farmaco per la cura della malattia celiaca ma solo di un medicinale che permette di consumare occasionalmente glutine senza danni all'intestino e senza fastidiosi sintomi.
La pillola utilizza gli anticorpi contenuti nel tuorlo dell'uovo per ricoprire il glutine, in modo che possa semplicemente attraversare l'organismo senza creare problemi. La persona celiaca deve assumere il medicinale 5 minuti prima del pasto a rischio, per ottenere una protezione di circa 2 ore dagli effetti del glutine. Il prodotto è già stato sottoposto a test clinici per la sicurezza, mentre le analisi di efficacia partiranno il prossimo anno.
"Non si tratta di una soluzione per trattare o curare la malattia celiaca", tiene a ribadire Sunwoo sottolineando che la dieta senza glutine resta l'unica terapia per chi ne soffre. "Si tratta, però, di migliorare la qualità della vita e facilitare la socializzazione", conclude.


Fonte: ADNKRONOS

venerdì 17 luglio 2015

LE NOSTRE INCHIESTE: I nemici dei celiaci? Sono nei prodotti senza glutine


I nemici dei Celiaci? 
Sono nei prodotti senza glutine

Se l’ingrediente principale di pane, pasta e biscotti è la farina di frumento, allora che cosa c’è nei prodotti gluten-free? Zucchero, additivi e conservanti. Meglio fare attenzione all’etichetta (e alle tasche)



In Italia i celiaci - cioè chi deve seguire una dieta senza glutine, proteina contenuta nei cereali - sono più di 165mila, anche se secondo le stime del Ministero della Salute l’intolleranza colpisce circa l’1 per cento della popolazione italiana, vale a dire circa 600mila persone. A beneficio di chi deve rinunciare ai piaceri della dieta mediterranea, il Servizio sanitario nazionale garantisce un sussidio che oscilla tra i 100 e i 140 euro al mese a seconda di età, sesso e Regione, da spendere in farmacia o nei negozi specializzati. 
Anche se il numero dei celiaci è in aumento di circa il 10 per cento l’annoil primo studio su un campione di alimenti senza glutine è stato condotto a Torino dall’Istituto zooprofilattico sperimentale, che si occupa di vigilare sulla qualità degli alimenti. «Il glutine è la proteina che riesce a dare struttura e coesione ai farinacei - spiega Maria Caramelli, direttore dell’Istituto - . Il nostro lavoro, condotto su un alto numero di campioni, ci ha permesso di dare una prima risposta rassicurante: negli alimenti da noi esaminati le soglie stabilite dalla legge sono state rispettate, e il glutine è presente nelle percentuali previste dalla legge. Come spesso accade, lo studio ha però portato ad altre domande».  Ed ecco le cattive notizie. Anche se si trovano tra gli scaffali di una farmacia, meglio guardare con attenzione l’etichetta: conservanti e additivi sono sempre presenti in quantità di gran lunga superiori agli alimenti con glutine, così come lo zucchero e il famigerato olio di palma. «Chi non ha un’intolleranza al glutine diagnosticata e sceglie gli alimenti privi di glutine perché pensa siano più salutari sbaglia - continua Caramelli -. Ci sono moltissimi zuccheri, come si può vedere dalle etichette che spesso li riporta al primo posto. Poi troviamo addensanti, gomme, idrocolloidi e aromi che non vengono nemmeno specificati. Non sono di per sé nocivi, ma il problema è la ripetitività dell’esposizione». 

Negli Stati Uniti, oltre a essere una delle ultime mode alimentari, è un mercato da due miliardi di euro l’anno. Anche l’Italia si difende bene: tra case farmaceutiche, aziende alimentari e piccoli laboratori artigianali le imprese che hanno scelto di produrre alimenti con la spiga barrata sono più di 300, per un mercato che vale oltre 250 milioni l’anno.
Così i prodotti in commercio sono più di 4mila, oltre a pane e pasta si può scegliere tra taralli, pasticcini, cotolette alla milanese, panettoni e frollini. La varietà però è un’illusione: per il dolce o il salato, l’ingrediente principale è lo stesso - in molti casi, l’amido di mais - e a dare gusto e consistenza sono elementi artificiali. «La popolazione celiaca è in continuo aumento, ma ancora non possiamo valutare con precisione le conseguenze di una dieta che espone l’organismo a queste sostanza più volte al giorno - continua -. Tra bambini e adolescenti le allergie alimentari sono sempre più diffuse. L’invito è a prestare attenzione a quel che si porta in tavola». Insomma meglio non esagerare, anche perché a oggi non esistono studi a lungo termine sui rischi di una dieta del tutto gluten-free.  
Nessuna speranza per chi è costretto a seguire un’alimentazione che esclude molte delle prelibatezza della cucina nostrana? Non proprio. Se è impossibile ricostruire in laboratorio il glutine, si può però ripiegare su grani che ne contengono una bassissima percentuale. «La ricerca si sta concentrando su frumenti alternativi, come il grano monococco - conclude Caramelli -. Negli anni è stato abbandonato per altri con una resa maggiore, ma contiene omega gliandine che non infiammano l’intestino, come accade invece con la farina di frumento». 
Quanto costa un chilo di pasta? Non più di 1 euro e cinquanta centesimi, due al massimo. Ora provate a fare la stessa domanda a un celiaco: un chilo di pasta senza glutine costa in media otto euro al chilo. Per i biscotti? Senza esagerare, si sfiorano i trenta euro. 
Nonostante le diagnosi di celiachia siano sempre più frequenti, i prezzi dei prodotti dietetici gluten-free non scendono. La domanda cresce, il giro d’affari pure - in appena un anno i prodotti in commercio sono raddoppiati - eppure i costi restano sempre gli stessi: il canale privilegiato per spendere il sussidio mensile che ricevono i celiaci sono le farmacie e i negozi specializzati. La legge però prevede che il sussidio mensile si possa spendere anche nei supermarket, con un gran risparmio per chi è costretto a seguire una dieta senza glutine. Al momento solo la Lombardia ha avviato una convenzione con la grande distribuzione inviando a chi ne ha diritto un «codice celiachia» da utilizzare per il ritiro dei prodotti. Una buona notizia per gli oltre 29mila celiaci lombardi, che in questo modo riusciranno a risparmiare. Per tutti gli altri, non resta che aspettare che le leggi - che già ci sono - vengano applicate. 
Fonte: LA STAMPA